lunedì, luglio 31, 2006

le politiche dell'arte son fregnaccia

Esco or ora da due giorni di sollazzo: tutto il giorno a lavorare ai miei disegni, la sera con gli amici, la notte con due libri. Son proprio incazzata perchè mi chiedo troppe cose. Primo: questi due giorni rappresentano la vita che vorrei fare, e l'unica che riesco a immaginare per 40 anni, ma proprio l'unica. No, non voglio fare la mantenuta, neppure la principessa o la ballerina, neanche l'ereditiera. Voglio disegnare. Voglio tirare in piedi mille mostre e campare di questo. Secondo: perchè devo aspettare le ferie per fare la vita che voglio? Perchè non se ne esce mai? Perchè va tutto in vacca? Allora penso ai finanziamenti dell'arte, e mi ricordo che M. diceva che la nuova amministrazione di Milano ha tolto dal ministero "sport e giovani" la parola "giovani" sostituendola con "tempo libero". Perchè? Forse i giovani sono quelli che fanno i tornei di basket? O le gare di scala quaranta? O i corsi di decoupage? L'unica cosa certa è che hanno defenestrato l'ufficio delle borse di studio, dei contatti con l'estero e delle residenze. Ottimo. Terzo: la mostra del PAC "Lavori in corso", dedicata ai giovani artisti emergenti e curata dal bravissimo Lissoni è stata silurata da Sgarbi. Notizia capitata tra capo e collo quasi nei giorni dell'anniversario dell'attentato al PAC, le voci narrano di una sostituzione dell'appuntamento di Lissoni con una mostra di Andres Serrano, proprio quella che qualcuno avrà visto in Spagna l'anno scorso e a New York tre anni fa. Milano provincia d'Italia provincia di tutte le province del mondo. Gli scarti dei veri musei arrivano a rendere ripostiglio il nostro.
Lungi dal collegare i miei misfatti ai grandi problemi, tutto si somma e io sono incazzata. Essere giovani già mi da fastidio, che io son nata vecchia, vecchia dentro, e in più mi si costringe ad esserlo mentre mi si piglia a calci in faccia perchè, appunto, sono giovane. E quindi sfruttabile, in nome delle sante gavette che chissà come mai qualcuno, che di solito non ne ha bisogno, riesce pure a schivare; e quindi sorvolabile, che tanta ne devo fare ancora di strada prima di essere presa sul serio. E tutto mi sembra misero e meschino.

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lunedì, luglio 24, 2006

amarcord

sabato, luglio 22, 2006

back up e i signori Paolini

Fare i back up mi porta a fare pensieri da ultimo dell'anno. Bilanci e cose così. Insomma. Quest'anno ho fatto 10 cataloghi e penso di essermi dimenticata qualcosa, e altrettanti si stanno proponendo. E' un lavoro che mi piace tantissimo. Si parla con gli artisti, si cerca di trovare un compromesso tra i soldi e lo stile, si fanno sedute spiritiche di birrette e prove colore.
Poi inizia l'autismo. I batch, gli scontorni, gli spilucchi, le scansioni, i testi, la correzione bozze, le traduzioni, montaggi pagine, conto fogli, sedicesimi e rilegature, bianchi e neri, quadricromie, prove stampa, verifica retini. E' incredibile quante cose possono succedere su una scrivania. Dopo un mese di clausura, finalmente, tutto diventa carta vera. E qui inizia la parte bellissima.
Parto col mio hd e vado a Mantova, dai signori stampatori, i signori Paolini.
Baci e abbracci, "è stata dura?" "eh... anche stavolta ce l'abbiamo fatta!". Attacco tutto, 5 macchine si agganciano e pare di vedere i rigonfiamenti nei cavi e tutto frizzica in stereofonia di fire wire. E la cara Cristina, che mi mette la tranquillità di un monaco zen, inizia a chiedere e fare e brigare. "Mmh... che bello questo!". Me lo dice sempre... Con lei qualsiasi difficoltà si riduce allo sbucciamento di una banana: "Tranquilla, poi lo sistemo io".
Poi il Capo mi vuole: è il signor Paolini patriarca che è un signore e mi chiama signorina. "Signorina Maria, venga qui che le faccio vedere una cosa". Io vado, usciamo dalla porticina dell'ufficio e mi porta nel paradiso della stampa. Il suo sommergibile Heidelberg sei colori si staglia controluce nel capannone e sembra pronto per Caccia a Ottobre Rosso. Nel mio feticismo ossessivo per questo genere di cose penso "Lui HA una Heidelberg esacromia, lui la POSSIEDE, è SUA, lui l'ha comprata -miliardi di lire-, lui la usa quando vuole, la SA USARE". Oltre che essere Capo, è anche Comandante e Capitano. Ma non è il sommergibile che mi vuol far vedere, e apre un cassetto. "Guardi cosa ho trovato, signorina Maria!" e mi mostra una carta bellissima, bianca come una sposa e lussuosa al tatto. Lui ha gli occhi innamorati, mi dice che si chiama Kiara, e convengo nel dire che è la carta più bella che io abbia mai toccato, che un libro con quella lo puoi fare anche vuoto, o al massimo di poesie. D'istinto la annuso, gli dico che è buona, che non ha chimica e lui conferma dicendomi che il bianco perfetto non è il bianco ottico ma il bianco di Kiara.
Adesso: trovatemi un'altra persona che ama così tanto quello fa. Io mi commuovo sempre un po' quando vado dal Capo e da Cristina, e penso che forse non farei i libri se non li dovessi stampare da loro, e chi mi dice che il lavoro è una cosa e la vita è un'altra, li mando a cagare, o forse no: mi sa che sono solo una maniaca fortunata.

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martedì, luglio 18, 2006

progetti per un futuro

Mi son fatta leggere la mano da una zingara e dice che ho le linee della vita tutte divise e molto solcate e profonde, dice anche che sembra io abbia già avuto molte vite e altre mi aspettano nel futuro, con molteplici visioni che si accavallano l'una all'altra. Io non c'ho capito molto, spero non volesse dire che continuerò sempre a fare mille lavori.
Fumo un sacco di sizzine al giorno e il mio progetto di fumare di meno (nota bene: "di meno", non "smettere") si nebulizza a ogni boccata goduriosa di Camel, con retrogusto di birra o cioccolato, dipende da quello che ho a portata di mano.
Negli ultimi mesi le ho fatte tutte: ho cambiato casa, ho lasciato il fidanzato e mi sono licenziata. E mi sento bene, adesso. Come essere uscita da un tifone. Si prospetta un'estate tranquilla, di disegni e cenette e libri. Anche se a volte vorrei che un tir mi stirasse, vedo laggiù, molto lontano, qualcosa di solare e luminoso tra le due ante scure di una pesantissima porta.
I miei piedi si fan radici, e mi sembra di essere diventata più alta.

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