sabato, luglio 22, 2006

back up e i signori Paolini

Fare i back up mi porta a fare pensieri da ultimo dell'anno. Bilanci e cose così. Insomma. Quest'anno ho fatto 10 cataloghi e penso di essermi dimenticata qualcosa, e altrettanti si stanno proponendo. E' un lavoro che mi piace tantissimo. Si parla con gli artisti, si cerca di trovare un compromesso tra i soldi e lo stile, si fanno sedute spiritiche di birrette e prove colore.
Poi inizia l'autismo. I batch, gli scontorni, gli spilucchi, le scansioni, i testi, la correzione bozze, le traduzioni, montaggi pagine, conto fogli, sedicesimi e rilegature, bianchi e neri, quadricromie, prove stampa, verifica retini. E' incredibile quante cose possono succedere su una scrivania. Dopo un mese di clausura, finalmente, tutto diventa carta vera. E qui inizia la parte bellissima.
Parto col mio hd e vado a Mantova, dai signori stampatori, i signori Paolini.
Baci e abbracci, "è stata dura?" "eh... anche stavolta ce l'abbiamo fatta!". Attacco tutto, 5 macchine si agganciano e pare di vedere i rigonfiamenti nei cavi e tutto frizzica in stereofonia di fire wire. E la cara Cristina, che mi mette la tranquillità di un monaco zen, inizia a chiedere e fare e brigare. "Mmh... che bello questo!". Me lo dice sempre... Con lei qualsiasi difficoltà si riduce allo sbucciamento di una banana: "Tranquilla, poi lo sistemo io".
Poi il Capo mi vuole: è il signor Paolini patriarca che è un signore e mi chiama signorina. "Signorina Maria, venga qui che le faccio vedere una cosa". Io vado, usciamo dalla porticina dell'ufficio e mi porta nel paradiso della stampa. Il suo sommergibile Heidelberg sei colori si staglia controluce nel capannone e sembra pronto per Caccia a Ottobre Rosso. Nel mio feticismo ossessivo per questo genere di cose penso "Lui HA una Heidelberg esacromia, lui la POSSIEDE, è SUA, lui l'ha comprata -miliardi di lire-, lui la usa quando vuole, la SA USARE". Oltre che essere Capo, è anche Comandante e Capitano. Ma non è il sommergibile che mi vuol far vedere, e apre un cassetto. "Guardi cosa ho trovato, signorina Maria!" e mi mostra una carta bellissima, bianca come una sposa e lussuosa al tatto. Lui ha gli occhi innamorati, mi dice che si chiama Kiara, e convengo nel dire che è la carta più bella che io abbia mai toccato, che un libro con quella lo puoi fare anche vuoto, o al massimo di poesie. D'istinto la annuso, gli dico che è buona, che non ha chimica e lui conferma dicendomi che il bianco perfetto non è il bianco ottico ma il bianco di Kiara.
Adesso: trovatemi un'altra persona che ama così tanto quello fa. Io mi commuovo sempre un po' quando vado dal Capo e da Cristina, e penso che forse non farei i libri se non li dovessi stampare da loro, e chi mi dice che il lavoro è una cosa e la vita è un'altra, li mando a cagare, o forse no: mi sa che sono solo una maniaca fortunata.

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1 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

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3:40 AM  

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