a volte mi sveglio ma resto in stand-by
La zanzara rimane alla fine spiaccicata sul gommino rosa in cima ad un lapis.
La matrice di un biglietto del cinema fa capolino dalle pagine di un libro tascabile.
Il posacenere è vuoto ma la cenere è riuscita a riempire tutte le mondanature del cristallo che una volta, lasciato sotto la finestra, mandava in giro lampi di arcobaleno.
Le tapparelle sono abbassate, ma non troppo, la luce entra dai buchini e c’è fresco.
Un’impronta di piede nudo si riconosce nel sottile strato di polvere del pavimento.
Il set di puntali Bosch regge l’abat-jour rosso pallido.
Le piante di peperoncino hanno iniziato a buttare i primi fiori bianchi.
Un biglietto del treno giace svenuto sotto una scarpa.
Due tazzine con due fondi di caffè che non promettono alcun futuro sanno di essere state dimenticate.
Una sciarpa è stesa ad asciugare sul calorifero da quando, mesi fa, il riscaldamento era in funzione.
La lampadina pende triste dal soffitto e non ho ancora comprato un lampadario.
Le due ante dell’armadio non si chiudono bene.
Il martello nuovo ha una scritta che ne indica il peso: 400 grammi.
Il tavolo da disegno ha provato tutte le pendenze possibili ed ora mi guarda sicuro in tutti i suoi 25 gradi.
La pinza che non trovavo più occhieggia dal cassetto della biancheria.
I quadri dei miei amici non li ho ancora appesi, ma sono consultabili sopra la libreria.
Le due infradito sono lontane quanto due pugili agli angoli del ring.
Le altre scarpe sono appese ai chiodi dietro la porta.
Quante cose si vedono il sabato mattina da sotto le coperte, prima ancora di mettersi seduti.
La matrice di un biglietto del cinema fa capolino dalle pagine di un libro tascabile.
Il posacenere è vuoto ma la cenere è riuscita a riempire tutte le mondanature del cristallo che una volta, lasciato sotto la finestra, mandava in giro lampi di arcobaleno.
Le tapparelle sono abbassate, ma non troppo, la luce entra dai buchini e c’è fresco.
Un’impronta di piede nudo si riconosce nel sottile strato di polvere del pavimento.
Il set di puntali Bosch regge l’abat-jour rosso pallido.
Le piante di peperoncino hanno iniziato a buttare i primi fiori bianchi.
Un biglietto del treno giace svenuto sotto una scarpa.
Due tazzine con due fondi di caffè che non promettono alcun futuro sanno di essere state dimenticate.
Una sciarpa è stesa ad asciugare sul calorifero da quando, mesi fa, il riscaldamento era in funzione.
La lampadina pende triste dal soffitto e non ho ancora comprato un lampadario.
Le due ante dell’armadio non si chiudono bene.
Il martello nuovo ha una scritta che ne indica il peso: 400 grammi.
Il tavolo da disegno ha provato tutte le pendenze possibili ed ora mi guarda sicuro in tutti i suoi 25 gradi.
La pinza che non trovavo più occhieggia dal cassetto della biancheria.
I quadri dei miei amici non li ho ancora appesi, ma sono consultabili sopra la libreria.
Le due infradito sono lontane quanto due pugili agli angoli del ring.
Le altre scarpe sono appese ai chiodi dietro la porta.
Quante cose si vedono il sabato mattina da sotto le coperte, prima ancora di mettersi seduti.
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