sabato, luglio 07, 2007

sui giri della vita

La vita pare proprio si ripeta. Nonostante le mille evoluzioni gli uomini restano uomini. Certo, mi pare ci siano in giro un po' più di stronzi da qualche anno a questa parte, ma si sopravvive.
Quando ero piccola ero tediata dalle zie "vecchie" che avevano più o meno 30 anni. Non le sopportavo quando mi dicevano "che carina, quanto sei cresciuta, come stai bene con quel vestitino, ce l'hai il moroso, e pensare che eri piccola così...". Pensavo che sì, è ovvio, cresco, imparo delle cose. E mi sembrava che il problema fossero loro, che rimpiangevano la freschezza mentre io avrei solo avuto voglia di essere già una donna scafata e indipendente e avventurosa.
Sister4 ha compiuto i 18 anni, e io ero alla sua festa.
Un ragazzino coi capelli rossi la inseguiva, ma lei non gli dava corda. Lui allora si è messo a inseguirne un'altra. Anche questa l'ho già vista da qualche parte. Non so se prima o dopo, ma ho pensato (e forse detto) in ordine sparso queste cose:

ma io le cambiavo i pannolini!
è quasi alta come me!
ha un ragazzo!
le sono cresciute le tettine!
come le sta bene la gonna corta!
cazzo si trucca!
che carina!
mi sento una carampana...

Però una cosa è cambiata: io mi struggevo letteralmente per i Nirvana (e non per i balli latino americani), avevo delle camice a quadri (magari con sotto niente, ma MAI un top aderente), volevo bere birra (e non ginger e gazzosa), volevo fumare (non giocare a pallavolo).

Una cosa è certa: forse ci aspetta una nuova generazione più sana. Se io adesso ho 30 anni e ne dimostro 28, loro a 30 ne dimostreranno comunque 18. Oppure sembrano trentenni adesso?

Aspetterò la boa dei prossimi 12 anni e vi dirò.

Etichette:

giovedì, aprile 19, 2007

la nuda verità

Ho sempre frequentato molti esseri di sesso maschile: ho studiato all'istituto per geometri, ho lavorato nei bar e nelle cucine, ho allestito fiere insieme a squadre intere di elettricisti e carpentieri, adoro le ferramenta e bazzico in atmosfere piuttosto cameratesche.
Ma la quintessenza dell'anima di tanti uomini mi è stata spiegata dal nipotino di 5 anni, in questa breve ma intensa comunicazione telefonica:

IO: Spero di poter venire presto a trovarti. Mi manchi tanto e ti penso sempre.

LUI: Lo so.

Etichette:

martedì, aprile 03, 2007

post della malinconia

Quest’anno sono invecchiata molto. Da cosa si capisce? Non da quei tre capelli bianchi che fanno capolino dalla scriminatura, ma dal fatto che una sbornia dura tre giorni.
Hai vent’anni, fai le tue cazzate, studi, lavori, ti innamori, ti arrabbi, viaggi. Poi un giorno ti svegli, ne hai trenta, e non puoi tornare indietro. Probabilmente rifarei tutto, magari in ordine sparso, ma questo senso unico mi sembra una brutta bestia.
In questo istante sto provando un’incredibile empatia per quella mosca che continua a sbattere contro il vetro della finestra: tutte e due continuiamo a non capire che c’è qualcosa tra noi e la realtà.
Sono nel terzo giorno della sbornia, appunto. Dopo notti di euforia e passione panteistica verso la musica, gli amici, l’arte e la dedizione, la pelle e i capelli rossi, mi sveglio e penso di essermi accompagnata troppo spesso a uomini che pensano non ci siano donne poco affascinanti ma solo bicchieri di wodka troppo piccoli.
Questo è il post della malinconia di quando tutto era nuovo e fragrante.

Etichette:

giovedì, gennaio 25, 2007

gli ibernati e una sera da femmina

Dopo settimane di lavoro pressante e di orari incredibili al computer e al tecnigrafo (... la notte ha ormai girato quell'impercettibile chiavetta con cui si passa dalle due alle sei del mattino... Jay McInerney, Le mille luci di New York) e di stress da soldi incredibile ( ti pago domani, ma forse settimana prossima ma forse ancora no, mft, Gli ultimi 40 giorni)sono riuscita a mettermi in tasca una manciata d' euro e dimenticarmi tutto.
Prima tappa libreria, e ho inizato subito a sgodazzare, che ho trovato Fitzcarraldo nei reminders, ed ero felice proprio. Fitzcarraldo mi ricorda sempre l'amica Flo, baluardo degli sbattimenti incommensurabili da quando ha trascinato una lavatrice giù dalle scale.
Seconda tappa: invito a cena dell'amica L.C. Ho fatto la smargiassa e stavolta ho offerto io. Con lei si inizia sempre con discorsi superculturali, essendo lei anche la curatrice delle mie prolisseidi disegnative. Verso metà birra siamo già al pettegolezzo spinto e si arriva all'amaro parlando di maschi in modo molto romantico ma anche no.
Dopo il secondo Fernet invece, iniziamo a tirare a riva tutta la serata, coagulando le ore di chiacchericcio in inestimabili teorie, sicure di essere portatrici sane di verità ineffabili. Ieri sera è stata la volta della teoria dei maschi ibernati, mossa dal racconto di una telefonata di un vecchio amore, che non si spiegava perchè lavorassi tutti i giorni e pensava che non avessi ancora dato la tesi, dato che quando ci siamo visti 3 anni fa, la stavo per consegnare.
Sosteniamo che le femmine, alla fine, sono capaci di mandar giù, riescono a convertire in energia pulita anche le magagne più feroci, riescono ad astrarre le personalità dai contesti e notano le evoluzioni e i cambiamenti degli esseri umani a loro vicini.
I maschi, invece, si fermano al momento in cui hanno preso coscienza. Nel senso: ti hanno conosciuto in un modo? Ma come, sono passati solo dieci anni e hai già cambiato idea? Quando ti ho conosciuta non eri così. E' ovvio. Quando mi hai conosciuta ero anche alta 10 cm in meno. Ma come? Adesso lavori al computer? Certo, al bar dove ti portavo le birre non ne avevo bisogno. Non posso passare in quella via, lo sai che ci abita quella ragazza che mi ha lasciato 6 anni fa. Da qui "ibernati".
Si rideva tantissimo e alla fine ho pensato che la leggerezza fa bene, che ogni tanto bisogna fare il back up del passato e conservare, ma non davanti al naso tutti i giorni. Poi l'11 è passato e continueremo un'altra volta.

Etichette: ,

giovedì, gennaio 04, 2007

molesta moleskine - 1 gennaio

domenica, agosto 06, 2006

venere privata e musichine

Il gazebo-tenda dove hanno messo il palco è nell'incrocio topografico perfetto affinchè Venere compaia sulla sua punta non appena i musicanti attaccano la prima.
Bello bello.
"Mai mai mai" è bellissima e proseguimento perfetto delle vicende di Gino e Pina, pugno nello stomaco le prove del suono con "L'uomo che amava mangiare da solo"... Insomma, loro sono proprio bravissimi e sono in tanti e suonano come una foresta tropicale. Qualcuno li ha definiti "lussuosi" io direi "lussureggianti".
Vale aveva una cravatta bellissima.
Ma tutto era partito da un campanello suonato mezz'ora prima causa travisamento mail che mi ha permesso di fiondarmi dopo due anni nella bella casa ordinata e accessoriata maniacal-chic di Gas. Veramente fuori luogo. Fuori tempo. Kebab. Tutto quello che ho detto o fatto è stato all'insegna dell'imbarazzo. Sono diventata sociopatica?
No, solo che ho fatto l'effetto di un meteorite, scagliato in mezzo a un mondo parallelo, con tutto il mio bel bagaglio di scorie radioattive di ricordi, sorelle troppo cresciute, datore di lavoro di 8 anni fa. Non voglio tornare indietro, sto andando di corsa avanti, ma mi dispiacerebbe perdere dei pezzi cari.
Forse non è il caso, che i pezzi cari ne hanno altri, e non si può avere tutto. Mi rendo conto che per qualcuno il passato è da tenere stretto e prezioso, per altri è da seppellire o al massimo da conviverci con educazione.
Comunque il meteorite e tutte le scorie si sono rivelati felici della serata, conclusasi all'urlo di "petting petting" e "siattol siattol", che a me e Gas ha fatto venire in mente "braxell", un capitolo del mondo parallelo di cui prima.
Spero in un concerto anche a Milano, potrebbero riempire un bel po'. Mi dispiace non lavorare più al Tunnel, che l'hanno venduto e ora ci fanno salsa e merengue, perchè ci sarebbero stati bene, magari coi Gotan project o i Montefiori a far loro da gruppo spalla! Nel caso, però, mi presenterò in incognito con una parrucca, occhiali e foulard.

Etichette: ,

martedì, luglio 18, 2006

progetti per un futuro

Mi son fatta leggere la mano da una zingara e dice che ho le linee della vita tutte divise e molto solcate e profonde, dice anche che sembra io abbia già avuto molte vite e altre mi aspettano nel futuro, con molteplici visioni che si accavallano l'una all'altra. Io non c'ho capito molto, spero non volesse dire che continuerò sempre a fare mille lavori.
Fumo un sacco di sizzine al giorno e il mio progetto di fumare di meno (nota bene: "di meno", non "smettere") si nebulizza a ogni boccata goduriosa di Camel, con retrogusto di birra o cioccolato, dipende da quello che ho a portata di mano.
Negli ultimi mesi le ho fatte tutte: ho cambiato casa, ho lasciato il fidanzato e mi sono licenziata. E mi sento bene, adesso. Come essere uscita da un tifone. Si prospetta un'estate tranquilla, di disegni e cenette e libri. Anche se a volte vorrei che un tir mi stirasse, vedo laggiù, molto lontano, qualcosa di solare e luminoso tra le due ante scure di una pesantissima porta.
I miei piedi si fan radici, e mi sembra di essere diventata più alta.

Etichette:

sabato, aprile 22, 2006

pensare di essere quattro

Vorrei essere quattro persone.
Ho sempre mille cose da fare, che si accavallano come gli incisivi di mio cugino alle medie.
La cosa sconvolgente è che nessuna di queste è in qualche modo redditizia, altrimenti avrei dei dipendenti.
Chissà se un giorno smetterò di progettare mulini a vento.
Tutto si affastella nell'angolo formato dalle pareti di cemento armato di due parole: ULTIMO GIORNO.
Vorrei essere quattro e io essere quella nel giorno di riposo.
Ma oggi c'era un sole tiepido di primavera precoce, per Milano.
E in questa sacca d'aria nel lato interno del vento ho pensato di essere zero coagulato nei muri, nel selciato, nei pollini nuovi, nei raggi vorticanti della mia bicicletta.
quattro per zero fa zero, e così mi sento al sicuro.

Etichette: