mercoledì, maggio 09, 2007

ilbarbettadimerda

Abbiamo finalmente inaugurato la mostra-minestrone che mi ha tenuto in dubbio fino all’ultimo: ho fatto una cazzata grossa o un bel lavoro?
La risposta non è ancora arrivata: in queste cose, sollevato il dubbio, raramente discende a terra. Mentre rifletto ripenso alla serata.
Inaugurazione con tutti i crismi compreso taglio del nastro, visita totale delle 52 stanze accompagnata dalla gallerista del mio cuore, scambi di numeri di telefono e chiaccherate coi colleghi, discreto prosecchino tra un piano e l’altro. Poi la cena.
Io stavo già per scappare, per timidezza o semplicemente voglia di un dopo-bolgia tranquillo, magari col fritto dell’egiziano, in bella compagnia. Adduco scuse ma si vede e vengo tacciata di orsite, almeno alle tue mostre!
E va ben. La bella compagnia si sposta verso il ristorante che poi scopro essere un concept-store (brutto nome che sta bene giusto alle puttanate). All’ingresso veniamo “accolti” dal buttafuori (d’ora in poi Ilbarbetttadimerda) che in quanto butta-fuori non è molto in grado di accogliere. Paghiamo PRIMA di entrare in sala (veramente signorile), ci sediamo su orribili sedie di design (probabilmente fatte dagli studenti dell’asilo di Mariano Comense) e ci vengono serviti nell’ordine:
quadratino di lasagna vegetariana 6x6 cm
3 fette trasparenti di carne acquosa con tortino di carciofi surgelati diametro 4 cm
fetta di torta gonfiata a margarina 5x4 cm
caffè al banco mentre sparecchiano.
Tutto freddo. Mentre ci diciamo che con quello che abbiamo pagato ci porteranno da bere, scopriamo che oltre alle 2 bottiglie permesse al nostro tavolo da 8 persone, bisogna pagare le altre.
Ovviamente, tra una portata e l’altra usciamo a fumare. Ilbarbetttadimerda ci ritira un gettone (quelli che l’avevano dimenticato al tavolo devono ripercorrere i 500 metri dall’uscita alla sala) e ci fa un timbro sulla mano. Siamo in discoteca? Qualcuno gli fa notare che usciamo solo dalla porta per poi rientrare da lì, che a Como alle 11 di sera sulla tangenziale non c’è la fila per entrare di straforo nel concept-store di minchia, e poi: anche se qualcuno entrasse, cosa potrebbe fare? Cibo non ce n’è, vino neppure.
Ilbarbetttadimerda risponde a monosillabi che senza gettone non può fare uscire, e se esci, senza timbro non rientri. Noi sbuffiamo, stiamo per innervosirci e soprattutto abbiamo fame. Sediamo il tutto con un bis di sizzini e parliamo incazzati sotto l’occhio vigile di Ilbarbetttadimerda che non ci molla. Decidiamo di rientrare. Ilbarbetttadimerda ci chiede se abbiamo il timbro. Noi la buttiamo sul ridere, facciamo delle citazioni tipo “Quanti siete? Cosa portate? Da dove venite?”, passiamo la soglia e ridiamo. Ilbarbetttadimerda dice di non scherzare che altrimenti chiama la sicurezza. Dentro la festa sta per iniziare, si odono le prime note di musica di merda e Ilbarbetttadimerda ondeggia e riprende il sorriso.
Chissà le sorti dell’arte che si decidono dentro, chissà che discorsi impegnati e che occasioni sprecate. Mostriamo il timbro, entriamo. La musica fa veramente schifo, e quindi in sintonia con il luogo. I colleghi e datori di lavoro ballano e si scosciano. Mostriamo il timbro e usciamo. Questo per un paio di volte, finchè esausti decidiamo di andare a prendere le borse e scappare. Riusciamo a superare ancora una volta Ilbarbetttadimerda e, dato che alla richiesta del timbro, esausti, non lo guardiamo neanche più in faccia, Ilbarbetttadimerda ci apostrofa con un “E almeno un sorriso, mi raccomando!”. Diventiamo viola, ci fumano le orecchie, facciamo progetti di furto e scasso alla casa di Ilbarbetttadimerda, torniamo all’uscita e questa volta per l’ultima volta, che poi si iniziano a lanciare sassi. Ilbarbetttadimerda ci dice “Uè, ciao, eh!”. Poi sottovoce ad un suo amico: “Certo che gli artisti sono proprio maleducati”. Noi ci giriamo. Siamo in sei. Abbiamo gli occhi di fuori dalla fame e dal nervoso. E allora ci scappa: “MA VAFFANCULO!” e giù a correre in macchina e scappare via dal concept-store, da Ilbarbetttadimerda e il suo auricolare, mentre dentro di noi sognamo un macello, con tante piastrelline bianche, interno giorno con neon, Ilbarbetttadimerda appeso a un gancio che urla come un maiale, noi che tagliamo dalla sua panza tante belle bistecchine, la macchina delle salsicce che cigola, piano sequenza con la faccia di Ilbarbetttadimerda morente e ognuno di noi, sazio finalmente.

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2 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

IlBarbettadimerda mi ricorda tanto il mitico Aldo (per gli amici Aldodimerda)(che siano parenti?) che in fatto di stronzaggine e prepotenza non era secondo a nessuno.
Il mitico Aldodimerda lavorava con me in quel famoso ristorante che tu sai, e l'occasione mi ha riportato alla mente le ormai storiche spugnette impanate che, per l'occasione, sarebbero state gradite anche se solitamente riservate a ben altre persone.
Aspetto con impazienza che tu cominci la mostra o nonsoche che terrai in terra natia almeno avremo occasione di vederci.
La macchinetta del caffè è sempre accesa e nel cassetto sgangherato ci sono SEMPRE sigarette.

Lo zio... quello bello, buono, simpatico, bravo ect ect ect

P.S. un bacione.

11:09 PM  
Blogger marioski ha detto...

che ridere!
quella delle spugnette impanate l'ho proprio raccontata a tutti!
quasi quasi mi piscio ancora addosso dal ridere

4:42 PM  

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