Casa nuova inizia a prendere forma, come se fosse un calco delle mie esigenze: piscina da 50 metri… eh eh. Scherzo. Tra un po’mi starà addosso come un vestito di sartoria.
La coinquilina A. è bravissima. Oggi si è messa a sistemare la tapparella rotta dalla precedente Miss Bolivia. Miss Bolivia, dai racconti di A., si voleva sposare un giorno si e un giorno no, ma alla fine li mollava tutti. Infatti, quando ho preso possesso della mia stanza pisciando negli angolini, ho riesumato un sacco di riviste tipo “Sposabella”, “Sposami ora”, “Sposabellaebravachedicesempresi”. E giù una valanga di pizzi e trine da far venire l’allergia. Comunque, sempre dai racconti di A., pare che Miss Bolivia risolvesse i problemi di casa con lo stesso piglio deciso con cui cambiava idea sui fidanzati. Infatti, per tornare alla suddetta tapparella, si narra fosse bloccata e Miss Bolivia, tanto per essere sicuri che non tornasse giù all’improvviso tipo ghigliottina, ha tagliato la cinghia inchiodandone un estremo al muro.
A. invece, mettendo a repentaglio le sue ditina, ha armeggiato tutta mattina con la molla e il trapano per fare un foro nuovo alla lamierina. Così. Mi sono svegliata dopo tre ore di sonno col rumore del martello e il trapano. Eh, sì. Tre ore di sonno che sono tornata alle 5 di mattina dopo ore interminabili di autostrada Modena-Milano. Ma ne è valsa la pena. Da Mazzoli super mostra del bello bravo simpatico musico artista giovane tutto lui e solo lui Devendra Banhart. Mille disegni e disegnini di formine galleggianti nelle carte sapienti di vari odori e colori. Piccolini gioiellini un po’ joie de vivre. Mi sembravano, all’inizio, un po’ troppo fricchettoni e invece guarda lì, che le cose un po’ magiche ce le hai sempre nelle tasche interne, mai a portata di mano. E lui gentile, un po’ timido, tra il magretto e il maudì, si faceva coraggio nel bar a fianco con tequila e amichetti suonatori. E infatti dopo la mostra, super-cena all’aperto con tanto di argenteria, che a me faceva un po’ strano e chiedevo ad Amedeo che bicchiere si usava per primo, eccoli che vanno sul palchetto e strimpellano un po’. Sale una ragazzina a fianco di Devendra e inizia a tormentare la chitarra e canta un po’ male. Non che io sia un luminare della musica, ma quella proprio un po’ generava fastidio. Allora il caro Devendra la presenta dicendo che è la prima volta che suona in pubblico e a me? Un po’ mi arrabbio e penso che non la voglio sentire, poi mi è sembrata una cosa bella che lui, che ha tour ovunque e mostre, anzichè fare il figo faccio-tutto-io di fronte a Mazzoli e ospiti, abbia generosamente ceduto gli onori dell’esigua platea all’esordiente ragazzina. Anzi, mi sono appostata proprio in prima fila e alla fine proprio mi faceva dolcezza: lui le faceva sentire gli accordi e lei ci canticchiava sopra, come se fossero nel salottino di una sala prove. Ciò non toglie che lei fosse completamente ubriaca e che se io andassi a strimpellare a New York mi tirano i sassi. E comunque il mio mito di uomo resta sempre Vincent Gallo.
Il viaggio di ritorno è stato ribattezzato “speriamo che la società autostrade fallisca così non hanno più i soldi per fare lavori”. A Reggio chiusa. Prendiamo l’altra ma è più lunga, e la Via Emilia alle due di notte ci sembrava fattibile come un viaggio a dorso di un cammello in compagnia di Guccini. Bergamo-Milano chiusa. E allora giù, nel Roverino io, Nicola, Marco ed Elisa e raccontare porcate per stare svegli e delirare, senza aria condizionata e quindi il tifone interno di finestrini abbassati un po', che non ci si sentiva a due centimetri e quindi a gridare e leggere labiali. Poi si sa. Tre ore di sonno e tapparella.
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